mercoledì 17 dicembre 2014

Sulla Commissione Paritetica di dicembre...

 Vi avevamo promesso che avremmo portato la proposta sull'abolizione dell'obbligo di frequenza - per i corsi di studi afferenti all'area umanistica (ex Lettere) - nella Commissione Paritetica della scuola... lo abbiamo fatto e quanto segue ne è la cronaca:

- È l'11 dicembre, la Commissione Paritetica è convocata alle 10.00 in sala Comparetti. Spinti da buona volontà e puntualità alle 11.05 i lavori prendono il via.
Convocati: 28. 
Presenti: 10 (di cui 6 studenti).
I docenti in sala sono: Maria Marchese (Presidente della Scuola), Laura Giambastiani (Presidente di Scienze Archivistiche e Storia e Tutela...), Renzo Guardenti (Presidente DAMS), Donatella Pallotti (membro elettivo del Consiglio della Scuola).
Qualche dubbio sul numero legale, ma questo viene subito fugato dopo qualche telefonata... giustificazioni strappate e promesse dallo stampo “arrivo tra 5 minuti”.

- Non esiste un O.d.G. articolato ma un generico “...in vista dell'approvazione della relazione annuale” nonostante sia da luglio che i Collettivi richiedano di mettere in chiaro la discussione sull'obbligo di frequenza
[NOTA: La fantomatica relazione annuale viene inviata, a mezzo mail, a tutti i membri della commissione alle ore 00.14 (dopo sollecitazione, da parte nostra alle ore 11.55 del 10/12), non permettendone la visione a tutti i membri.]

- Come nella migliore delle scuole primarie la Presidente inizia a leggere, virgola dopo virgola, i punti della relazione che, ci teniamo a sottolinearlo, mancano di qualsiasi dato statistico o descrittivo. Ci siamo trovati di fronte quattro paginette al massimo di frasi generiche e di comodo, constatando che non vi era alcun riscontro con le criticità evidenziate nella relazione dell'anno precedente.
[NOTA: le relazioni annuali hanno la funzione, oltre a a quella di vantarsi della lunghezza del proprio fallo, di raccogliere criticità-mancanze-proposte che “costringono” i vari organi (CdS, Scuola, Paritetiche, Gruppi di Valutazione) ad attuarsi nella risoluzione di questi o quantomeno a discuterne... A dicembre 2013 furono messe nero su bianco le nostre istanze su obbligo di frequenza, questionari di valutazione della didattica ed erasmus.]

- Nonostante l'imbarazzo che ci coglie nel constatare l'impreparazione dei docenti presenti (sul merito delle questioni e sulla funzione della relazione), decidiamo di battere sui temi a noi cari.
Questionario per la valutazione della didattica (a cosa serve e come la pensiamo lo trovate qui): sul punto c'è subito un forte interesse da parte dei docenti, tutti compiacenti ed “annuenti”, fin quando ci viene fatto notare dalla Prof.ssa XXXXX,  «[..] però attenti che non diventi uno strumento di ricatto per gli studenti»... Risposta totalmente estranea alla realtà.
Erasmus: è un sistema esclusivo (i numeri e i costi lo confermano) e spesso fallace, lo sappiamo e lo ribadiamo. I delegati al servizio (Prof.ssa Certini e Prof. Brownless) non sono presenti in quanto «loro non fanno parte..», quindi ci tocca fare i conti senza l'oste e non avendo né dati oggettivi né riscontri sulle piccole proposte presentate da noi l'anno precedente, ripresentiamo pari pari le stesse indicazioni: informazione e orientamento al servizio sin dal primo anno, invitare ad approfondire la conoscenza di una lingua straniera sin dall'iscrizione (anticipando nei piani studio l'idoneità linguistica), maggior trasparenza sulle opportunità estere -soprattutto per i tirocini e gli stages-. Discuterne non interessa ai presenti, ci viene ripetuto quanto siano virtuosi singoli corsi (ma non parlavamo di Scuola!?) sia per promozione che per numeri in partenza (anche se, guardando i dati dello scorso anno, parliamo di 119 studenti a fronte dei mila e mila iscritti... brindiamo al successo!)
Obbligo di frequenza: Finalmente giungiamo al momento clou (ripetiamo: a più riprese avevamo chiesto che fosse un punto trattato a sé nell'O.d.G., visto che TUTTI i presidenti dei CdS dell'Area Umanistica ne erano al corrente), chiedendo che venga abolito in base alle seguenti motivazioni (qui il documento completo): 1) chi lavora ed è iscritto a regime ordinario è quasi impossibilitato a dare esami 2) omologazione della norma e semplificazione burocratica a livello di Scuola 3) ritardo nel conseguimento del titolo 4) impedimento, tramite uno sbarramento del genere, ad un qualsiasi studente di anticipare gli esami per il conseguimento della laurea 5)a fronte dell'imminente cambio di rapporto tra crediti e ore di lezione (dal 1/5 attuale al 1/8 richiesto dall'Ateneo.. che poi diverrà 1/7) si creeranno sovrapposizioni continue tra corsi e mutuazioni.

Chiediamo immediatamente una votazione, ma questa richiesta ci viene respinta con fermezza poiché «non possiamo esprimerci a nome dei corsi di laurea»; facciamo notare come non solo TUTTI i presidenti dei CdS siano a conoscenza della questione e della nostra richiesta, ma come sia compito della Commissione Paritetica esprimersi su tali questioni fornendo indicazioni ai Consigli di Studi. A nulla valgono i nostri richiami ai regolamenti e alla funzione dell'organo (unico nel suo genere in quanto composizione: UGUAL numero di studenti e docenti); cerchiamo di far capire la necessità d'una presa di posizione (contraria o favorevole che sia), al di là di una votazione, ma nulla da fare... ci viene detto «la posizione la stiamo prendendo.... scegliamo di discuterne». A questo punto, stanchi di ribadire la solita richiesta ad un'esigua platea di "sordi" e consapevoli della legittimità delle nostre istanze, salutiamo i presenti e ce ne andiamo.

In conclusione,
per l'ennesima volta abbiamo assistito ad una farsa, una delegittimazione di un organo collegiale (forse l'unico “democratico”). I presidenti dei CdS hanno scelto di non presentarsi, rifiutando il dialogo e manifestando quanto sia ampio, forse incolmabile, il distacco tra lo studente di oggi e l'apparato docente.
Agli occhi dei docenti lo studente lavoratore non esiste e non ha ragione di esistere «o lavori o studi». Gli unici lavoratori qui tutelati sono Conti e Baroni, vassalli di un impero decadente e fatiscente.
L'unica preoccupazione che cruccia, notte e dì, i nostri docenti è il cambio di rapporto crediti/ore... che poi questo sia in contrasto con l'obbligo di frequenza vabbè...è un'altra storia e preoccupazione d'altri.
Si tutelano la lunghezza delle vacanze, il minor monte ore possibile per permettere di dedicare tempo alle LORO mille altre attività (quelle assai più remunerative... ah, la fame!).


Collettivo Nosmet
Collettivo Lettere e Filosofia

mercoledì 5 novembre 2014

Sull'abolizione dell'obbligo di frequenza...

Riportiamo qui il documento che porteremo alla prossima Commissione  Paritetica della Scuola:


All'attenzione della 
Commissione Paritetica della Scuola di Studi Umanistici e della Formazione

Il Collettivo di Lettere e Filosofia ed il Collettivo Nosmet, a nome degli studenti, chiedono l’abolizione dell'obbligo di frequenza per tutti i Corsi di Studi  afferenti all'Area Umanistica.

Tale richiesta poggia le sue motivazioni sui seguenti punti:
1) Impossibilità dello studente lavoratore, iscritto a regime ordinario, nel sostenere esami;
2) Omologazione a livello di Scuola per semplificazione burocratica;
3) Ritardo nel conseguimento del titolo di studio come rilevato da Almalaurea:
       Regolarità negli studi (%) 
        in corso   34,4
        1° anno fuori corso   29,6
        2° anno fuori corso   17,0
        3° anno fuori corso   7,0
        4° anno fuori corso   3,7
        5° anno fuori corso e oltre  8,4
       Durata degli studi (medie, in anni)  4,7;

4) Inattuabilità dell’anticipazione dei corsi ai fini del conseguimento del titolo di studio (permettendo di anticipare esami dell'anno successivo a quello in cui si è iscritti; non potendo l'Università imporre ostacoli e ritardi al conseguimento del titolo si va a palesare l'incongruenza  dettata dall'esistenza della norma sulla frequenza obbligatoria).
Riscontrate tali criticità, ampiamente discusse con e tra gli studenti lungo il corso degli anni, abbiamo intrapreso un percorso che ha previsto un incontro con la Presidente della Scuola Prof.ssa Maria Pia Marchese e successivamente un'indagine effettuata interpellando in merito tutti i Presidenti dei Corsi di Studio afferenti all'area umanistica della Scuola. 
Vorremmo portare all'attenzione le gravi perplessità che sono emerse dalle risposte dei docenti (nonché presidenti CdS):

- “Il lavoratore non è per definizione studente, una persona o lavora o studia…
Da una tale affermazione si evince un totale distacco con la realtà che vivono quotidianamente gli studenti, una non presa in considerazione del periodo di crisi in cui vivono studenti e famiglie degli stessi. L'unico palliativo offerto dall'Ateneo a chi, per poter sostenere gli ingenti costi della Formazione, è costretto a svolgere uno o più lavori (spesso sottopagati o non regolari) è l'iscrizione “part-time”, che detta un tetto massimo di crediti (30) da raggiungere nell'anno accademico, in modo da prolungare il percorso di studio da 3 a 6 anni.

- “La legge 270 impone l'attuazione dell'obbligo di frequenza…
Falso: il decreto 270 del 2004, all'art. 12 “Regolamenti didattici dei corsi di studi”, comma 2.E cita “le disposizioni sugli eventuali obblighi di frequenza”. Troviamo inaccettabile che Presidenti di Corsi di Studio ripetano in maniera erronea i regolamenti didattici, ma soprattutto che siano gli stessi che si oppongono all'abolizione di disposizioni a loro stessi estranee.

- “L'abolizione dell'obbligo avvantaggerà la natura di un'università telematica...” e “L'obbligo di frequenza qualifica il ruolo dell'insegnante”:
La paura riscontrata dai vari professori è del tutto infondata poiché non si discute la qualità dell'insegnamento e del corso frontale, e oltretutto immotivata perché le cattedre dipendono dal numero di studenti iscritti e non di certo dai frequentanti e dalle effettive presenze in aula (anzi: è semmai l'obbligo a disincentivare l'iscrizione, a favore di altri Atenei). Per quanto riguarda la seconda affermazione crediamo non ci sia bisogno di dare un nostro commento.

- “Perché si rivolge a noi (Presidenti dei Corsi di Studio)? non è di nostra competenza, tantomeno questo è il luogo adatto per chiedere pareri in merito…
Lasciamo che sia il Regolamento di Ateneo delle Scuole a chiarire compiti e funzioni di tutti: art 6. 1 “[..] quale osservatorio permanente sulle attività didattiche”, e art. 6.3 “la Commissione è competente a svolgere attività di monitoraggio dell'offerta formativa e della qualità della didattica[..] ad individuare indicatori per la valutazione dei risultati delle stesse [..] a redigere la relazione annuale con le proposte a Nucleo di Valutazione Interna”.
Essendo la questione in oggetto già discussa (in data 17 dicembre 2013) e posta nella relazione annuale dello scorso anno, è dovere di questa commissione riprenderla ed esprimersi in merito.

- “Resta soltanto l'obbligo a contenere quella libertà sessuale e culturale che vi appartiene e che dequalifica la vostra formazione rispetto alla nostra…
Infondata e assolutamente fuori contesto, la vogliamo riportare all’attenzione per ribadire il distacco che si viene a creare tra studenti e docente. 

- “L'obbligo contrasta il modello di università-esamificio…
Interessante come l'inauspicata deriva sia usata a sostegno di una pratica, quella dell'obbligo, che s'impone come diretto strumento di costrizione  nella logica del profitto che detta sovrana modalità e tempi di studio. Da anni i Collettivi e le varie realtà studentesche si battono contro un modello di università del genere, che prende il sopravvento su ben altre pratiche e dinamiche all'interno della Scuola.

-  Infine, a più voci : “Saremmo anche favorevoli ma aspettiamo e seguiamo le direttive...
Eccoci dunque arrivati al luogo e al tempo adatti a snocciolare la questione.

Chiediamo che la Commissione Paritetica, presa visione della proposta, la discuta e prenda una chiara e motivata posizione in merito, che sia di orientamento per una doverosa discussione che dovrà seguire in ogni Corso di Studio dell'Area Umanistica.]



Collettivo di Lettere e Filosofia
Collettivo Nosmet

venerdì 31 ottobre 2014

NO AL JOBS ACT: NUOVO MODELLO DI POVERTÀ

Articolo 23 Diritti dei lavoratori
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione. 
                                                                            Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Viviamo in un paese che ha più a cuore la tutela delle fabbriche e del capitale economico piuttosto che quello umano: lo testimonia la leggerezza con cui si deprivano di qualità e validi strumenti l’istruzione, la sanità, i servizi pubblici. Questa politica capitalista che tratta lo Stato come un'impresa si è di recente impegnata a mettere in atto l'ennesimo sopruso ai danni dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (già provato dopo il tocco angelico della Fornero) con la velleitaria promessa di debellare il precariato dilagante: le modifiche compiute non porteranno altro risultato che ridurre ancor di più i diritti di chi – legittimamente, almeno secondo la Costituzione Italiana – è alla ricerca di un posto di lavoro a tempo indeterminato (e di un futuro).

Lavorare sotto ricatto a tempo indeterminato, secondo un’istituzionalizzazione della precarietà che non risponde all’esigenza di una valida soluzione alla crisi economica, ma dipende dalle stesse logiche neoliberiste del mercato del lavoro e dalle  stesse politiche finanziarie e monetarie che hanno contribuito al dilagare della disoccupazione.

Fu lo stesso Renzi appena due anni fa a contestare le modifiche apportate allo Statuto dei lavoratori dalla Fornero, ribadendo come questo non fosse un ostacolo alla crescita, bensì un “falso problema” sotto il quale si tentava di nascondere ben più consistenti problemi burocratici, economici e mafiosi che portano gli imprenditori (anche dall’estero) a non investire nel bel paese. Ma ciò che poi ha proposto attraverso il suo Jobs Act è stato un drastico taglio al sistema di ammortizzatori sociali, la manomissione dello Statuto dei lavoratori e la cancellazione di ciò che resta dell’articolo 18, per uniformare il mondo del lavoro al ribasso con l'effetto immediato di garantire meno tutele per tutti.


Di seguito i punti a cui opponiamo con decisione un netto rifiuto:

NO alla “previsione per le nuove assunzioni del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio”
In regime sin da subito questa riforma distrugge ciò che resta dell'articolo 18. Oggi il reintegro di un lavoratore licenziato può avvenire solo nei casi di licenziamento discriminatorio o disciplinare (se il giudice reputa che il fatto non sussista, caso molto difficile da poter dimostrare), mentre nei casi di licenziamento per soppressione della mansione (economico) e nella maggior parte di quelli disciplinari è previsto solo un risarcimento economico. Con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act ogni possibilità di reintegro viene completamente spazzata via (il testo non ne parla in modo esplicito). Se ne deduce che il lavoratore entro i primi anni potrà essere licenziato in qualsiasi momento – anche nel caso di contratto a tempo indeterminato! –, con la consolazione di un indennizzo proporzionale all'anzianità di servizio.



NO alla “revisione della disciplina dei controlli a distanza”
Attualmente lo statuto sancisce il divieto d'uso di impianti audiovisivi (art.4) e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori. Non serve spiegare quanto questa auspicata “disciplina” possa essere lesiva dei diritti della persona.

NO “all’introduzione sperimentale del compenso orario minimo per il lavoro subordinato e collaborazioni coordinate e continuative”
Teoricamente potrebbe sembrare un’idea non malvagia, ma essendo destinata solo a quei settori dove non sono previsti contratti nazionali (ossia, contratti stipulati a livello nazionale tra le organizzazioni rappresentanti dei lavoratori ed i loro datori di lavoro: fanno eccezione per esempio i co.co.co., i lavoratori in nero, coloro che vengono pagati attraverso voucher), rischia di essere uno strumento per scardinarli del tutto nella speranza di uno stipendio più alto.

NO alla “revisione della disciplina delle mansioni”
…che autorizza il datore di lavoro a dare mansioni inferiori rispetto alla qualifica del lavoratore (con conseguente diminuzione dello stipendio) o a non dargliene alcuna, nei casi di ristrutturazione, riorganizzazione o conversione aziendale. Studiare anni per acquisire competenze specifiche e professionalità diventa una vana gloria utile solo a decorare le pareti di casa?

NO alla “possibilità di estendere il ricorso a prestazioni di lavoro accessorio per le attività lavorative discontinue e occasionali in tutti i settori”
Chi è stato pagato tramite voucher (oggi previsti per categorie come colf, baby sitter, camerieri etc.) sa come questi non siano a tutela del lavoratore, in quanto aumentano la possibilità di lavoro senza diritti né pagamento dei contributi.

Anche gli strumenti di tutela del rapporto di lavoro (in corso o successivi alla perdita dell’occupazione) vengono manomessi dal progetto di questa legge delega:

“ Allo scopo di assicurare, in caso di disoccupazione involontaria, tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori, di razionalizzare la normativa in materia di integrazione salariale e di favorire il coinvolgimento attivo di quanti siano espulsi dal mercato del lavoro ovvero siano beneficiari di ammortizzatori sociali, semplificando le procedure amministrative e riducendo gli oneri non salariali del lavoro.”




 Il cambiamento parte dalla definitiva rinuncia alla cassa integrazione in caso di disoccupazione involontaria per cui si potrà fruire solo dell’indennità di disoccupazione. L’ingresso in cassa integrazione resta possibile per determinati settori solo a seguito dell’esaurimento delle possibilità contrattuali di riduzione dell’orario di lavoro (si intendono permessi, ferie e banca ore a disposizione del lavoratore) ed ha in comune con l’Aspi (la nuova indennità di disoccupazione introdotta dalla riforma del 2012 a favore di lavoratori dipendenti particolari, involontariamente disoccupati) la durata: a tutele crescenti  in base all’anzianità di servizio.
Per poter accedere agli ammortizzatori sociali in genere si opta per una semplificazione delle procedure burocratiche per le aziende permettendo loro di superare l’obbligatoria consultazione sindacale.
Le modifiche apportate all’indennità di disoccupazione prevedono  una sua estensione ai lavoratori para-subordinati attivi da almeno due anni, ma vincolata alle risorse disponibili e variabile da persona a persona in base alla contribuzione figurativa. Vanno a discapito di tutti coloro che hanno avuto lunghi periodi di ammortizzatori sociali alle spalle, non escludendo congedo di maternità o parentale, quindi in larga misura per le donne. 
Non dimentichiamo che il fantomatico modello tedesco a cui Renzi vuole ispirarsi è considerato una minaccia dalla Germania stessa, in cui le riforme del governo Schröder (2003-2005) si sono mosse andando a dilazionare il monte di ore di lavoro complessivo per creare tantissimi mini-job da 450 euro il mese. E’ la nascita di una classe sotto-proletaria nutrita,  precaria e sottopagata che conta 7,4 milioni di individui in contrapposizione ad un’altra con salari relativamente alti e pienamente tutelata.


 Noi studenti in perenne formazione dequalificata e precaria, facciamo già i conti con questo sistema di tentati soprusi illeciti e non dobbiamo assolutamente accettare la loro normalizzazione, lasciando che la finanziarizzazione dell’economia o quanto di più lontano da noi esista faccia il suo corso a discapito dei nostri progetti di vita. Non siamo soggetti passivi all’interno di un circolo auto-perpetuante di produzione e consumo, dunque non possiamo rinunciare alla costruzione di un’alternativa al capitale che sia espressione di relazioni culturali e sociali che ribaltino l’attuale stato di crisi e precarietà. Come è possibile vivere dignitosamente in una realtà del genere? La sopravvivenza diventa la massima ambizione, a costo della propria umanità. La competizione sfrenata che viene istigata in ambito scolastico così come in ambito lavorativo, se già era un preoccupante segno del dilagare del peggior individualismo, ora diventa esigenza basilare: mangiare o essere mangiati?


giovedì 30 ottobre 2014

Sui laboratori di Primaria, sui Lavoratori, sul Collettivo

Care e cari,
di seguito cercheremo di mettere in chiaro alcune questioni sollevate direttamente o indirettamente da uno o più di voi colleghe/i:


- Sui laboratori di Scienze della Formazione Primaria
fino all'anno scorso i laboratori sopracitati erano delle mere continuazioni dei corsi con assegnazioni aggiuntive di materiali e carico didattico (manuali, dispense, lezioni frontali, etc.), veri e propri esami per conseguire l'idoneità, calendari rigidi e limitati nello svolgimento.
Ciò accadeva solo per il corso di S.F.P. (pur riconoscendo lo squilibrio del numero di laboratori in piano studi tra Formazione Primaria e altri corsi).
Come Collettivo, da sempre, lavoriamo in ottica di innalzamento della qualità della didattica a livello trasversale tra TUTTI i corsi.
In Consiglio di Dipartimento abbiamo presentato e fatto approvare i seguenti punti, basati su una linea politica ed etica
1) definire obiettivi chiari, operativi e professionalizzanti; il laboratorio deve quindi tendere all’acquisizione di competenze operative e di gestione, in stretta correlazione con l’attività di tirocinio
2) prevedere l’elaborazione di materiali didattici ad hoc, come materiali di studio e di verifica finale (non la riproposizione di letture di volumi, già oggetto di studio nei corsi)
3) suddividere gli studenti per gruppi ristretti distribuiti nell’arco della settimana o del mese
4) sostenere la frequenza per ricevere idoneità o valutazione positiva, (a tal fine lo studente dovrà seguire un numero minimo di ore e raggiungere gli obiettivi minimi assegnati; eliminando in questo modo la distinzione tra studente “frequentante” e studente “non-frequentante” come avviene per l'attività didattica dei corsi. Non è possibile che uno studente “superi” un laboratorio senza mai prendervi parte, ma semplicemente sostenendo un vero e proprio esame su testi o manuali proposti dal docente; ciò snatura l’essenza stessa del laboratorio)
Abbiamo ben presenti le criticità tutt'ora esistenti come l'elevato numero di studenti e la mancanza di una calendarizzazione “intelligente” in favore degli studenti lavoratori.


- Sui lavoratori
Come sempre, su questo punto, ci teniamo a sottolineare come per l'Ateneo fiorentino la figura dello “studente lavoratore” NON esista; vengono riconosciute solo le iscrizioni standard e part-time (con tutte le sue note fallaci). Il Collettivo ha sempre difeso il diritto alla “partecipazione e fruizione” dei lavoratori -tutti- (si veda l'estensione delle sessioni straordinarie ai lavoratori e la loro difesa.. fino al triste epilogo) ed, in virtù di ciò, ci stiamo battendo per ottenere una calendarizzazione dei laboratori che gli permetta di frequentarli (sdoppiamenti, striplamenti e incontri nel fine-settimana per tutti i laboratori).
[se volete affrontare il problema degli spazi/aule (che in realtà non esiste, o quasi, contrariamente a quanto vi dicono), siamo a disposizione per informazioni e chiarimenti sull'attuale e su come ci stiamo muovendo]
Apprezziamo e non poco il lavoro dei molti studenti che autonomamente, in questi giorni, si stanno muovendo per la questione, ma purtroppo constatiamo che, in molti di questi casi, si sostengono le istanze di gruppi esigui che portano come unica risultante un accrescersi delle incomprensioni e quant'altro.


- Sul ruolo del Collettivo
Il Collettivo Nosmet non è né un ufficio reclami né un ufficio di assistenza personale. Siamo un gruppo di STUDENTI aperto e auto-organizzato, un luogo di discussione POLITICA-SOCIALE-CULTURALE (il che vuole anche dire che abbiamo linee politiche alla base delle nostre azioni-proposte-interventi).
C'è poi la parte della rappresentanza che NON viviamo come “portavoce”, ma essendo un gruppo basato su principi-valori-ideali agiamo in funzione di questi.
Se riceviamo richieste di spostamenti di orario per la lezione X perché la studentessa Y fa tardi per l'aperitivo serale o l'estetista (sembra assurdo ma riceviamo anche questo tipo di richieste) non meravigliatevi se non vi rispondiamo o se lo facciamo in malomodo. Non ci muoviamo per personalismi, ma in ottica collettiva, per ottenere il meglio per TUTTI.

Noi ci mettiamo volontà, tempo e faccia, siamo sempre a disposizione per discutere o chiarire qualsiasi questione... abbiamo una MAIL e delle STANZE FISICHE (nel cortile destro).


lunedì 13 ottobre 2014

C'era una volta la "sessione per lavoratori"

...un po' sfogo.. un po' report.. un po' archivio...

Non giriamoci intorno, come voi tutti - o quasi - saprete le sessioni straordinarie d'esame [di seguito indicate come SSE] (dicembre e aprile) non saranno più accessibili ai “lavoratori auto-certificati”.
Per capire perché e come è necessario appuntarsi qualche premessa necessaria ad inquadrare il tutto (chi in questi ultimi 2/3 anni ha seguito minimamente i nostri appelli, “allarmi” e rivendicazioni, di certo non cascherà dalle nuvole):
1- per l'Ateneo fiorentino lo “studente lavoratore” non esiste, viene riconosciuta solamente l'iscrizione “part-time”.
2- Scienze della Formazione si è sempre distinta come isola felice, un luogo accogliente dove i moltissimi iscritti, che per mantenersi agli studi svolgevano anche 2 lavori (di cui 1 e mezzo a nero), trovavano uno scoglio di salvezza nell'auto-certificazione, garantendosi la possibilità di accedere a sessioni d'esame ad hoc (dicembre, aprile e luglio).
3- Purtroppo il passo dal diritto all'abuso è breve ed è inutile dirvi quanto queste sessioni (comprendenti anche i fuori corso) siano state “usate” da tutti, dal lavoratore al furbo. A cogliere la scappatoia non furono solo gli studenti, ma anche quei docenti che per “bontà d'animo” estendevano le SSE a tutti.
4- Nel 2012 la Facoltà fu chiamata a tagliare una delle 3 SSE. Dovendoci esprimere sulla questione proponemmo, e poi votammo, la cancellazione della SSE di luglio (con il mantenimento di quelle di dicembre ed aprile), a condizione che quella ordinaria estiva fosse prolungata fino a metà luglio. Che i patti non furono rispettati lo sappiamo pure noi!
5- Arriva novembre e la “dirigenza”, incarnata dalla Preside Ulivieri, (fino a quel momento sempre al nostro fianco nella tutela dello studente lavoratore), in sordina, decide di spostare la SSE di dicembre a gennaio. Basiti ed incazzati convocammo un presidio davanti ad un Consiglio di Facoltà ristretto (ergo, non potevano accedere, tra i vari, i Rappresentanti degli Studenti) che, grazie alla “buona” partecipazione degli studenti ci permise di entrare e rivendicare le nostre istanze.
Dopo non poca concitazione ottenemmo il ripristino della SSE di dicembre, soltanto per gli esami orali (le segreterie non avevano il tempo materiale per “organizzare” gli scritti ed inoltre “mancavano le aule” visto che le lezioni quell'anno si sarebbero protratte al di fuori dei vincoli imposti dal calendario didattico) e la garanzia di un ripristino in toto per l'anno successivo. Strette di mano e messe a verbale.
6- Arriva gennaio ed il riordino dell'Università.
Enzo Catarsi, il nuovo Direttore di Dipartimento, dichiara di voler spostare la SSE di dicembre a gennaio, poiché «sono stato anche io uno studente lavoratore [..] per lo studente è meglio studiare nelle vacanze di natale [..]»; gli studenti non la pensano allo stesso modo. Noi del Collettivo ancor meno visto l'accordo siglato solo pochi mesi prima.
Con il Direttore siamo chiari e sosteniamo che, quando verrà presentata la questione in Consiglio noi ribatteremo con la nostra proposta (SSE a dicembre e ad aprile). Passano i mesi e tutto tace, non si ritorna sull'argomento in nessun organo fino a quando, a settembre, veniamo a sapere che a luglio inoltrato, nell'ultimo consiglio della Scuola (organo preposto al coordinamento didattico) Catarsi ha fatto approvare il SUO spostamento nel silenzio assoluto.
7- Ancora una volta ci mobilitiamo, a cominciare dai Consigli dei Corsi di Studi dove però veniamo tacciati di mettere in pratica una sorta di “terrorismo” e la nostra istanza (lo ribadiamo: lo spostamento di una sessione) viene ribattuta con un «voi volete un esamificio, noi guardiamo alla qualità della didattica» (cit. Prof. Andrea Mannucci ogni volta che nei Consigli viene portata un'istanza o presentata un'osservazione/critica/richiesta da parte del Collettivo ). Tentiamo quindi l'approccio diretto in Consiglio di Scuola dove, assieme al Collettivo di Lettere e Filosofia, presentiamo all'ordine del giorno il ripristino della SSE a dicembre per tutti (ah sì, in totale contrarietà al principio di omologazione di Scuola, lo spostamento a gennaio riguardava solo SciForm e non Lettere che la manteneva a dicembre) e l'estensione delle sessioni ordinarie da 2 a 3 appelli (a Lettere da immemore tempo, visto il gran numero di studenti, era stato così, ma nel passaggio da Facoltà a Scuola/Dipartimenti era andato perduto).
In concomitanza avevamo chiamato un presidio che raccolse in tutta la Scuola circa 30 studenti (15 se togliamo i ragazzi e le ragazze dei Collettivi.....).
Si discute in partenza (per così dire.. dall'importanza data alle questioni fummo posizionati al termine dell'O.d.G.) del terzo appello che viene, “abbastanza agevolmente” ripristinato; poi si passa alla SSE e qui è uno spettacolo. La nostra Rappresentante motiva il tutto, facendo anche un'accurata cronistoria, a cui ribatte, in rappresentanza dei docenti di SciForm, la Prof.ssa Sarsini (del suo intervento conserviamo un vivido ricordo: «ai nostri studenti va bene così»).
I docenti di Lettere non si esprimono per non “prevaricare il confine”, le marionette delle altre liste studentesche fanno la solita scena muta ed i restanti membri del Consiglio in rappresentanza di SciForm (presenti o no non vi è alcuna differenza) Federighi, Bacchetti, Mannucci, etc con un cenno del capo indicano la strada.
Azzardiamo il tutto per tutto e, nonostante l'esiguo numero, entriamo.. ma nulla da fare.. veniamo pure sbeffeggiati dalla sopracitata Sarsini che, all'uscita, con un buffetto sulle guance dichiara «stavolta vi è andata male».
8- Tutto si placa, molti dimenticano, ma noi no; da quel momento fino ai giorni nostri abbiamo continuato a battere sull'incudine tanto da far ridiscutere, con molta fatica, la questione in Consiglio di Scuola dalla Presidente - Prof.ssa Marchese - e... rullo di tamburi... SSE a dicembre!
Il tappo è già pronto a schizzare via dallo spumante quando i membri di SciForm avanzano una postilla/monolite: restrizione delle SSE a fuori corso, erasmus, part-time, malati con certificazione.... aspettate, e i lavoratori auto-certificati (tutti quegli studenti lavoratori che con orgoglio inseriamo nelle relazioni annuali riscrivendoli come l'80%)? «se uno lavora può iscriversi al part-time.. non c'è tempo/spazio per fare gli esami scritti a tutta questa gente.. non siamo un esamificio.. hanno già troppi appelli..» Bonga!.
9- Ci riproviamo, ancora una volta... sollecitiamo la Prof.ssa Marchese a riportare ancora la nostra istanza... ma come è andata lo capite da soli.
C'è pure qualche docente che si oppone al terzo appello, qualcuno che non ha intenzione di farlo... bene, se un professore non vi fornisce la terza data allora sappiate che dovete segnalarlo alla Presidente di Scuola e, se volete, avete il pieno diritto di rivolgervi al Garante.

Questa è la storia... le conclusioni tiratele voi e nel farlo sentitevi liberi d'esser maliziosi.

P.s.
Abbiamo richiesto i verbali dei due Consigli di Scuola sopracitati, quando e se arriveranno li pubblicheremo.

P.P.s.
Sì, lo sappiamo che la concordanza dei tempi non regge, ma prendetelo come uno sfogo



Collettivo Nosmet

lunedì 7 luglio 2014

IO STO CON LA SPOSA - serata di raccolta fondi



Serata di raccolta fondi per le spese di produzione del film documentario "Io sto con la sposa" (http://www.iostoconlasposa.com/

presso LaPolveriera (plesso di Sant'Apollonia, Via Santa Reparata 12)



PROGRAMMA DELLA SERATA:
- dalle 18 incontro con MEDU - Medici per i Diritti Umani e Le Mafalde per la presentazione del report sui rifugiati a Firenze;
- proiezione di video tratti da "Io sto con la sposa", con interviste e contenuti extra del film;
- apericena benefit per le spese di produzione del film a cura del Collettivo Lettere Filosofia Firenze.

SINOSSI
"Un viaggio di tremila chilometri, da Milano a Stoccolma dal 14 e al 18 novembre 2013. Un finto matrimonio con un'amica palestinese che si travestirà da sposa e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati e attraverseranno mezza Europa. Un corteo nuziale che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza. Ventimila morti in frontiera nel Mediterraneo sono abbastanza per dire basta. Non sono vittime del fato né della burrasca. Ma di leggi alle quali è arrivato il momento di disobbedire. Per questo motivo ci siamo improvvisati trafficanti per una settimana. E abbiamo aiutato cinque palestinesi e siriani in fuga dalla guerra a proseguire il loro viaggio dentro la Fortezza Europa."


CON LA COLLABORAZIONE DI:
Le Mafalde (http://www.lemafalde.org/) e 
MEDU - Medici per i Diritti Umani (http://www.mediciperidirittiumani.org/)